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Non c'è mai tempo per pianificare?

Hai mai detto (o pensato) questa frase?

“Non c’è mai tempo per pianificare!”

Ogni volta che parte un progetto, hai già la sensazione di essere in ritardo. Ti trovi a eseguire attività senza avere il tempo di fare un’analisi accurata, senza una pianificazione strutturata. Ti suona familiare?

Per anni, questa è stata anche la mia esperienza. Inizialmente credevo fosse una condizione inevitabile, ma poi ho scoperto qualcosa che ha cambiato radicalmente il mio approccio ai progetti.

La frustrazione di pianificare senza tempo

Nei primi anni della mia carriera, mi sembrava impossibile trovare il tempo per pianificare con cura. Il risultato? Cambiamenti continui, stress costante e una qualità del lavoro che inevitabilmente ne risentiva.

Per recuperare il tempo perso, finivamo per ridurre le attività di verifica e test. Il problema non era solo la sensazione di essere in ritardo, ma il fatto che il progetto sembrava sfuggirci di mano.

Nel 2010, frequentai un corso di preparazione alla certificazione PMP® per cercare di capire meglio come affrontare queste sfide. Ma all’epoca, il project management tradizionale non aveva ancora integrato gli approcci agili e adattivi. Le metodologie di pianificazione erano rigide, mentre i progetti reali erano sempre più incerti e in continua evoluzione.

L’incontro con Agile e il cambiamento di prospettiva

Dopo aver ottenuto la certificazione PMP®, la mia carriera prese una svolta inaspettata: scoprii le metodologie Agile grazie a un corso del PMI chiamato Agile Certified Practitioner.

Fu una rivelazione, ma anche una crisi:

  • Sembrava che i metodi tradizionali fossero ormai obsoleti.
  • Sembrava che dovessi scegliere tra Agile e Waterfall.
  • Sembrava che tutto ciò che avevo studiato fino a quel momento fosse stato messo in discussione.

Ma più approfondivo, più mi rendevo conto che la soluzione non era scegliere un approccio a scapito dell’altro, bensì integrarli. I progetti moderni sono complessi e presentano sia aspetti prevedibili che elementi incerti. La chiave del successo sta nel saperli gestire entrambi, adottando un approccio ibrido che combini il meglio del project management tradizionale con la flessibilità di approcci adattivi.

Come integrare approcci predittivi e adattivi

Negli anni, ho sperimentato e applicato metodologie ibride, imparando che:

  • Un piano di progetto solido è utile, ma deve essere flessibile.
  • La collaborazione e il coinvolgimento del team sono più importanti di una pianificazione perfetta.
  • Gli approcci adattivi aiutano a gestire meglio i cambiamenti inevitabili.
  • La leadership, la gestione dei conflitti e le competenze trasversali fanno la differenza nei progetti complessi.

Il mio percorso di crescita non si è mai fermato. Grazie alla formazione continua, al confronto con altri professionisti e alla sperimentazione sul campo, ho capito che non è mai troppo tardi per cambiare approccio e migliorare il modo in cui gestiamo i progetti.

Se ti riconosci in questa storia…

Se anche tu ti trovi a gestire progetti complessi e ti stai chiedendo come integrare approcci diversi per ottenere risultati migliori, sarò felice di confrontarmi con te.

Scrivimi per approfondire insieme. Questo è il momento giusto per cambiare, imparare e far crescere la tua professione!

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